sabato 3 dicembre 2011

II DOMENICA DI AVVENTO



... E NOI SIAMO ALLA FINE DEI TEMPI

Anche dopo la venuta del Signore nella carne in Gesù di Nazaret, i cristiani devono restare in attesa di quella Venuta che avverrà nella gloria, non nel segreto della fede, e che sarà manifesta all’intera creazione. Perciò, qui e oggi, ogni cristiano è chiamato a preparare una strada nelle sabbie del proprio cuore per raddrizzare il cammino e ritornare sulla via che conduce al Signore: si tratta di colmare i vuoti del proprio comportamento, di abbassare le colline dell’orgoglio e dell’arrogante autosufficienza (cf. Lc 3,5; Is 40,4). È un agire concreto, che deve trovare visibilità nella vita del cristiano: solo così la strada percorsa dal Signore e da noi in vista dell’incontro sarà senza ostacoli!
La voce di Giovanni, ieri come oggi, è la voce dei profeti, uomini e donne che Dio non lascia mai mancare alla sua chiesa. Sovente ci lamentiamo per l’assenza di profeti attorno a noi, ma dovremmo chiederci se non dipende dalla nostra incapacità ad ascoltare la loro voce che chiede conversione. È molto più facile prestare orecchio alle voci seducenti di chi dice: «Tutto bene nella chiesa! Tutto bene nella società!», che non ascoltare chi ci disturba, ci convince di peccato e ci chiama a conversione. Sì, Giovanni indirizza il suo messaggio anche a noi, oggi, perché Cristo è ancora il Veniente; Giovanni è l’Elia che precede il ritorno del Signore alla fine dei tempi: e noi siamo alla fine dei tempi.

Enzo Bianchi

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